Voci dal Vajont – Nel 50° anniversario del disastro

Pubblicato da Valentina Ciprian il

Giovedì 10 ottobre, ore 21 > Teatro Comunale

Visione e commento di una selezione di opere cinematografiche realizzate tra il 1959 e il 2008.

A cura di Marco Rossitti (Università di Udine), in collaborazione con Fondazione Vajont, Festival “Le Voci dell’inchiesta” (Pordenone),”Film Festival della Lessinia” (Bosco Chiesanuova, VR).

C’è silenzio e silenzio. Il silenzio che precede la tempesta: silenzio della natura, che pare quasi voler prendere lo slancio prima di scatenare le sue forze. E quello che viene dopo, il «funesto silenzio di quando l’irreparabile è compiuto» (Dino Buzzati). Il silenzio di quelli che non ci sono più: silenzio di tomba. E quello di chi è rimasto, senza parole. Il silenzio di chi avrebbe dovuto dare l’allarme. E quello di chi è stato fatto tacere. Il silenzio (il “Sonno”) di Dio. E quello delle istituzioni. Il silenzio di chi doveva chiedere scusa, portare una parola di solidarietà e di conforto. Il silenzio stampa. Il silenzio nel quale si fanno affari. Il silenzio di chi, ancora oggi, non se la sente di ricordare. Il silenzio (un minuto di) in memoria delle vittime.

Quella del disastro del Vajont è la storia di molti silenzi: innaturali, colpevoli, imbarazzanti, forzati, dignitosi, toccanti. Ma è anche il resoconto delle iniziative messe in atto da quanti – giornalisti, scrittori, storici, cineasti – hanno cercato di rompere certi silenzi e ascoltarne altri, convinti che quella del Vajont sia «una storia che merita parole, tante parole come il riscatto offerto da Paolini alla tragedia annunciata» (Lucia Vastano).

A questo laborioso processo di ricomposizione e ricostruzione della memoria del Vajont ha contibuito, nel corso degli anni, anche una significativa ma pressoché misconosciuta produzione di film documentari e inchieste filmate che hanno saputo offrire prospettive di lettura “eccentriche” sulla vicenda, tralasciando l’enormità irriducibile della tragedia “in sé” (baricentro narrativo, ad esempio, della “spettacolarizzazione” parahollywoodiana attuata da Renzo Martinelli in Vajont. La diga del disonore) e privilegiando piuttosto le testimonianze di chi è rimasto.

La sezione Voci dal Vajont si propone di far conoscere al pubblico del festival alcuni di questi contributi filmati “laterali” e poco noti: dai toccanti cortometraggi realizzati, all’indomani del disastro, da Antonello Branca e da Luigi Di Gianni; al ritorno nelle Valli del Vajont e del Piave, tre anni dopo, di Toni De Gregorio e Angelo Campanella; fino a Vajont ’63. Il coraggio di sopravvivere (2008) di Michele Barca e Andrea Prandstraller, incentrato sull’azione dei Vigili del Fuoco e le testimonianze dei superstiti.

Riconsiderare con attenzione queste risorse documentarie è un’operazione più che motivata: significa situare la sciagura in un contesto, risarcirla di una cornice, restituire l’emozione tutta “di pancia” provocata dall’esposizione della catastrofe a una dimensione più riflessiva e storiograficamente compiuta.